Desolazione
[de-ʃo-la-zió-ne]
s.f. (pl. -ni)
1 condizione di devastazione, di rovina
2 squallore, stato di abbandono
3 sconforto, scoraggiamento abbattimento morale
Per alcuni Gaeta è una isola, per altri un carcere. Diciamo che noi gaetani non abbiamo fatto tanto negli ultimi decenni per far credere il contrario. In questo siamo tutti colpevoli. Chiusi da tempo su noi stessi, come se le mura storiche abbattute frettolosamente per ricercare la modernità siano ricomparse nelle nostre menti. Ma quando e come è risorta questa edificazione dentro di noi? Perché ad un certo punto ci siamo abbandonati a una visione cosi misera della realtà che ci circonda?
Non voglio scomodare modelli quasi atavici tipo quello del gaetano "razza caina", pezzente volto più che altro a non permettere il progresso del prossimo a lui vicino. E' un concetto che fa comodo soprattutto a chi ha avuto maggior peso nel nostro declino, i veri "caini". Fortunatamente conosco e frequento una parte più generosa di questa città che contraddice questo stereotipo. Dal punto di vista politico dobbiamo invece concentrarci maggiormente sul presente e le cause più recenti e risolvibili del nostro declino, senza comunque perdere di vista la Storia e il suo divenire.
Direi allora che la desolazione e le sue macerie hanno cominciato ad insinuarsi, ricrescere e gradualmente vincere a Gaeta dal momento che non si è stati capaci di riconvertire l'economia cittadina dopo le crisi industriali degli anni '70-'80. L'incapacità di trasformare le nostra città in una produttrice di servizi avanzati (quali possono essere quelli offerti da una università, ad esempio), nonché in una vera industria matura del turismo, ha permesso il graduale spostamento della distribuzione della ricchezza verso rendite ed oligopoli di fatto. Chi non ha potuto godere di questo processo si è ritrovato espulso dalla città o costretto a condizioni sempre più di debolezza subalterna. Un dramma che va ancora uccidendo il nostro futuro ed esiliando soprattutto la nostra "meglio gioventù". La ricchezza si è concentrata sempre di più in mano a soggetti ed attività più stabili rispetto le fluttuazioni del mercato in una città a forte vocazione turistica: parlo principalmente di alberghi, stabilimenti e affitti immobiliari. Gaeta è dipesa sempre più da soggetti statici che non avevano neppure particolare interesse ad elevarne il livello socio-culturale. Molto più funzionale al mantenimento dello status quo alimentare sottoculture clientelari, dei clan nello squallore.
Ma la crisi epocale che stiamo attraversando sta mettendo in discussione pure questo tipo di concentrazione squilibrata della ricchezza, favorendo la penetrazione di chi ora dispone di maggiori liquidi, ovvero le criminalità organizzate.
E' una lettura in fin dei conti molto semplice della nostra realtà cittadina degli ultimi 30 anni, ma essenzialmente efficace. Però il processo di declino non è stato mai spesso descritto pubblicamente in questi termini, soprattutto da coloro che hanno rappresentato le classi dirigenti durante tutto questo lungo periodo. Il motivo è ovvio: questi sono stati e sono ancora i rappresentanti politici di coloro che hanno generato da posizioni di forza questo malessere, di quei ricchi possedenti locali dall'animo "pezzente" e i loro feudatari di riferimento.
Io faccio parte di un gruppo di persone che si sono riunite attorno all'idea di combattere chiaramente questi baroni privi di alcuna nobiltà. Abbiamo un avversario dichiarato: i detentori di queste grandi rendite, tra l'altro spesso derivanti da concessioni pubbliche. Senza ridistribuzione di ricchezza da questi soggetti verso il resto della popolazione e i beni comuni, Gaeta non ha alcun futuro se non quello di essere un'altra provincia delle mafie, soprattutto quelle in doppio petto, altri nostri grandi e ben più pericolosi avversari. Siamo la prima forza politica a gridare tutto ciò apertamente perché la nostra coscienza di classe ci rende impossibile il contrario.
I referenti sociali del progetto politico che ho l'onore di rappresentare sono le vittime che hanno scelto di organizzarsi politicamente contro i propri carnefici tornando a militare stabilmente nelle lotte sul territorio. Ci troverete attivi in mezzo a voi pure dopo le elezioni a differenza di tutti gli altri. Noi siamo quei lavoratori dipendenti con diritti e portafogli sempre più erosi. Quei lavoratori precari trattati come eterni "uaglioni", quantomeno a Gaeta. Siamo i disoccupati che non si sono arresi alle logiche clientelari di chi tra l'altro ha sempre meno da vendere se non al prezzo di ulteriore malessere collettivo.
Avremo tempo e modo di farci conoscere meglio attraverso i media ed esporre sempre più dettagliatamente i nostri progetti per il futuro. Questo anche perché per adesso, più che militanti di altri partiti e liste, io vedo in giro solo lobbisti di bassissima lega a caccia di voti in assenza totale di programmi espliciti. Non vorrei che ci rubassero ora qualche nostra idea per metterla sui loro ipocriti depliants elettorali sistematicamente disattesi. Intanto potete conoscere di persona chi siamo e le nostre idee. Tra i tanti sforzi che stiamo sostenendo, abbiamo il piacere di ripartire dal basso, con crescente numero di forze. Sentiamo forte il rispetto nei nostri confronti a prescindere dalle idee e pian piano in diversi si uniscono spontaneamente sempre più a noi per partecipare attivamente a questo risveglio.
I tempi e la musica sono cambiati rispetto anche solo qualche anno fa. Noi stessi stiamo portando un vento nuovo all'interno del movimento comunista reduce di meritate sconfitte.
Siamo già diventati nel nostro piccolo un caso di attenzione nazionale, riportato da siti e media di riferimento per chi lavora per l'unità dei comunisti prima di tutto nelle lotte e non sulle poltrone. Il nostro esempio, pure dal punto di vista elettorale, ha suscitato una simpatia ed un entusiasmo che va forse oltre le nostre aspettative. Credo che per la prima volta si stia sentendo di persone di altre città, anche distanti da noi, che quasi cambierebbero residenza pur di votarci ed esprimere il loro sincero e non clientelare sostegno. Fra questi c'è chi chiede addirittura di iscriversi al nostro circolo, riconoscendo in noi qualcosa di diverso e davvero nuovo. Sto ricevendo affettuosi attestati di stima al limite dell'imbarazzante per una persona modesta quale sono, oltre che l'interesse di intellettuali, sindacalisti, politici di rilievo nazionale. Il motivo di tutto questo trasporto io lo individuo in qualcosa che va oltre un segnale di motivata disperazione della gente. Spesso questo sentimento sfocia in qualcosa di qualunquista. Noi invece rappresentiamo l'organizzazione politica di valori e idee intelligenti rivolte al futuro da parte di gente che ha imparato dagli errori del passato. E siamo persone oneste ed altruiste, e chi ci conosce questo lo sa.
Abbiamo rotto nettamente con le logiche del passato più recente e desolante della storia dei partiti italiani. Le parole centro-destra e centro-sinistra associate alla cosiddetta seconda repubblica ci fanno quasi ribrezzo.
Siamo quelli che in un modo o l'altro non hanno perso di vista il resto del Mondo e sono ancora in grado di capire davvero come la nostra città non è al di fuori della crisi del capitalismo internazionale, pur avendo le sue particolarità locali da affrontare. Rappresentiamo l'unica vera ed oggettiva alternativa.
Per salvaguardare le condizioni di vita e la degna sopravvivenza di gran parte dell'umanità i valori del Socialismo devono ritrovare un loro nuovo ruolo, rivoluzionario, persino in questa roccaforte di periferia che è diventata Gaeta. Anche qui da noi le manifestazioni di una coscienza di classe popolare devono diventare normalità a discapito di estemporanee ed inutili proteste e improvvisati capi-popolo demagogici. Sappiamo che in breve tempo lo stato delle cose è destinato a cambiare tanto più in peggio quanto più noi non saremo pronti per lottare in prima persona per le istanze che ci riguardano, proponendo soluzioni alternative. La Grecia è dietro l'angolo e la Storia non aspetta. Ignorarne il corso è la cosa più dannosa per Gaeta. Noi porteremo il corso della Storia fin dentro quelle mura immaginarie sulle quali poggiano sonnacchiosi i gaetani da anni come basilischi.
Siamo la parte più sana di un Futuro da conquistare.
Ovunque saremo, faremo la Storia
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