Il Partito Comunista di Gaeta come oramai sua consuetudine ha contribuito a realizzare una triennale inchiesta operaia anonima sul lavoro stagionale nei comuni del basso Lazio, supportando la campagna “Basta Sfruttamento” che ha avuto un certo riflesso mediatico e trovato uno strumento funzionale nel web.
Gli anni in cui sono avvenuti i rapporti di lavoro indagati sono ripartiti tra il 2019, il 2020 e il 2021, concentrati per il 58,5% circa in questo ultimo, e i settori interessati sono stati soprattutto quello della balneazione, della ristorazione, del settore alberghiero-ricettivo e del commercio come era quasi ovvio aspettarsi. Il campione dei dipendenti esaminati sono per il 62,3% di sesso maschile e per il 37,7% di sesso femminile.
Quel che subito emerge chiaro dall'indagine è che prevalgono ancora pienamente nell'ambito stagionale il lavoro nero o quello illecito.
Solo il 43,4% degli intervistati ha dichiarato di avere avuto un “regolare” contratto di lavoro e fra questi il 13% ha firmato lettera di licenziamento anticipata, il 26,1% non ha ricevuto copia del contratto e il 43,5% non ne conosceva comunque il contenuto.
Coloro che invece lo conoscono dichiarano al 100% di aver svolto più ore lavorative di quelle previste con una media di 4,69 ore giornaliere in più che sale a 5,41 fra i part time (circa l'84,6% di questi). Il 30,77% dichiara di aver ricevuto una retribuzione effettiva inferiore a quella prevista dal contratto firmato e il 71,7% di aver svolto mansioni e compiti non previsti dal proprio contratto di lavoro.
Inoltre solo il 69,56% circa dei dipendenti con contratto dichiara che la durata del rapporto gli da diritto a percepire un’indennità di disoccupazione e questo conferma che il 60% circa dei lavoratori stagionali dell'area esaminata non percepirà alcuna indennità al termine del rapporto.
Il 56,6% di questi inoltre dichiara che durante il proprio rapporto di lavoro ha ricevuto dal datore trattamenti umilianti.
I dati mostrano ancora una volta che anche nei casi minoritari in cui viene stipulato un regolare contratto quasi mai esso viene rispettato, rimanendo in una sfera di totale illegalità in quanto a retribuzioni, ore effettive di lavoro, mansioni svolte.
In un quadro generale di questo tipo, al quale si è aggiunto pure la possibilità per gli inoccupati di percepire in alternativa un reddito di cittadinanza, è facile comprendere perché con le proprie scelte padronali le attività in questione hanno incontrato una maggiore difficoltà a soddisfare la propria domanda di lavoro, che se posta nel rispetto delle norme genererebbe tra l'altro un’occupazione aggiuntiva sensibilmente maggiore, tendendo poi così invece a quella attuale più sovrasfruttata, meno qualificata, meno formata e a maggior ricambio, ricercata a questo punto ancor di più fra i giovanissimi e/o le sacche di povertà più bisognose e ricattabili.
Il 62,26% dei dipendenti infatti dichiara di non aver già avuto in passato altri rapporti di lavoro con lo stesso datore, il 64,15% di non avere avuto una formazione specifica per il lavoro svolto, il 71,7% di aver svolto molteplici mansioni. Tutto questo contribuisce ad abbassare il livello dei servizi offerti e non valorizzare le competenze e le eccellenze che pure vi sarebbero in zona.
Inoltre solo il 7,5% dei dipendenti afferma di avere avuto contatti con rappresentanti sindacali o legali a loro tutela, soltanto il 52,8% afferma che saprebbe a quali figure rivolgersi. Eppure il 94,3 % dichiara comunque che sarebbe disponibile ad intraprendere eventuali iniziative di rivendicazione e di lotta quantomeno per i propri diritti negati.
Nonostante le denunce pubbliche, qualche conseguente iniziativa e il numero aumentato di vertenze intraprese a fine rapporto lavorativo, persistono comunque le condizioni sfavorevoli sconcertanti e la debolezza contrattuale e di tutela delle proprie condizioni da parte dei dipendenti stagionali, ancora privi di vero coordinamento, organizzazione e rappresentanza sindacale.
Le inchieste finora svolte dai Comunisti di Gaeta, seguite da assemblee, appelli pubblici di unità e il supporto finanche legale ai lavoratori in questione, non sono bastate finora per avviare una vera risposta collettiva in controtendenza. Il problema è soprattutto politico prima ancora che culturale e per cambiare davvero ci si trova a dover lottare contro un conglomerato di interessi di parte che coinvolge padroni, amministratori, istituzioni e finanche ormai la criminalità organizzata.
Da sempre sottolineiamo che una buona parte di tale sfruttamento avviene in settori come quello della balneazione ed alberghiero che con profitti altissimi e basse tassazioni operano per tempo limitato e con scarsa concorrenza su suolo demaniale, contribuendo alla sperequazione della ricchezza, l'accumulo di patrimoni renditieri, speculazione, distruzione del tessuto sociale dei nostri piccoli centri e la conseguente emigrazione giovanile.
Molte delle nostre valutazioni hanno tolto la possibilità di nascondere proprie colpe a chi troppo a lungo ha agito indisturbato o fatto finta di non vedere una realtà così evidente. Fa riflettere in tal senso pure che il 41,5% dei lavoratori stagionali dichiarano che in servizio è capitato loro di doversi allontanare con preavviso dal posto di lavoro per evitare ispezioni probabilmente non troppo inaspettate dai propri datori.
Abbiamo evidenziato con i fatti le volute carenze della legislazione nazionale sul lavoro e dei governi che l’hanno favorita alimentando tra l'altro il quadro della deregolamentazione degli organi di controllo, Ispettorato e Guardia di Finanza in primis che si mostrano anche loro malgrado del tutto inadeguati al compito assegnatoli. Abbiamo accusato appunto il mondo politico locale e degli amministratori che tutti non vogliono intervenire al fine di limitare un fenomeno di sfruttamento così persistente e favorirne il superamento. Abbiamo sottolineato come gran parte dei sindacati pure non sembrano possedere capacità e volontà di rappresentare questi lavoratori.
Oggi con questa ulteriore inchiesta che purtroppo conferma il quadro negativo passato ci prepariamo a nuove iniziative e nuove proposte politiche per affrontare questa annosa battaglia per il futuro che non potrà essere mai vinta senza unità dei lavoratori disposti a lottare per il loro potere.
PARTITO COMUNISTA – SEZIONE “MARIANO MANDOLESI” - GAETA