"Il Comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo Comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente". Karl Marx

sabato 30 aprile 2016

Stop TTIP 7 maggio Manifestazione Nazionale a Roma

INSIEME PER FERMARE IL TTIP
7 maggio  Manifestazione  Nazionale, Roma h 14,30 corteo da p.za Repubblica a  P.za S.Giovanni + Concerto
 Unione Europea e USA stanno negoziando da quasi tre anni il Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP), il cui obiettivo, al di là della riduzione dei già esigui dazi doganali, è soprattutto quello di ridefinire le regole del gioco del commercio e dell’economia mondiale, anche attraverso l’armonizzazione di regolamenti, norme e procedure su beni e servizi prodotti e scambiati nelle due aree.
L’Unione Europea e gli Stati Uniti presentano questo accordo come una questione tecnica, invece si tratta di argomenti che toccano da vicino la quotidianità di tutti: l’alimentazione e la sicurezza alimentare, le prospettive di sviluppo economico e occupazionale, soprattutto delle piccole e medie imprese, il lavoro e i suoi diritti, la salute e i beni comuni, i servizi pubblici, i diritti fondamentali, l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge e la democrazia.
Da ora al prossimo giugno, i negoziati entrano in una fase decisiva. Infatti, nonostante gli incontri negoziali siano ben lungi dall’aver trovato un accordo su molti dei punti in agenda, esiste una forte pressione per produrre una sintesi prima che le elezioni statunitensi entrino nel vivo con il rischio di regalare ai cittadini un esito molto pericoloso: un accordo quadro generico, che permetta ad USA e UE di sbandierare il risultato raggiunto, per poi procedere alla sua applicazione dettagliata attraverso tavoli “tecnici”, che opereranno con ancor più segretezza eopacità di quelle che da tempo denunciamo.
In questo modo inoltre il governo degli Stati Uniti, la Commissione Europea e le multinazionali che spingono il TTIP vorrebbero ottenere il risultato di depotenziare la protesta, che in questi tre anni si è estesa a macchia d’olio su entrambe le sponde dell’Atlantico, mettendo assieme comitati, associazioni di movimento, organizzazioni contadine e sindacali, consumatori, cittadine e cittadini, che hanno rivendicato trasparenza e sfidato la segretezza che ha circondato lo sviluppo del negoziato sul TTIP.
Una campagna che denuncia il delinearsi di un nuovo quadro giuridico pericoloso per i diritti e la democrazia, nel quale i profitti delle lobby finanziarie e delle grandi imprese multinazionali prevarrebbero sui diritti individuali e sociali, sulla tutela dei consumatori, sui beni comuni e sui servizi pubblici, negando nei fatti un modello di sviluppo e di economia attento ai lavoratori, alla qualità e all’ambiente.
Il TTIP minaccia i diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente e la sicurezza alimentare, mette sul mercato sanità, istruzione e servizi pubblici, pone a rischio la qualità del cibo e dell’agricoltura e l’attività di gran parte delle piccole e medie imprese.
Il TTIP è anche un attacco alla democrazia, permettendo alle imprese multinazionali di chiamare in giudizio tramite strumenti di arbitrato estranei alla magistratura ordinaria e ad esse riservati in esclusiva, qualsiasi governo che con le proprie normative pregiudichi i loro profitti, limitando e disincentivando di fatto l’esercizio del diritto a legiferare di parlamenti, governi e amministrazioni locali democraticamente eletti.
In questi tre anni anche in Italia è nata e si è diffusa la campagna Stop TTIP, costruendo – territorio per territorio – informazione, sensibilizzazione e mobilitazione sociale.
Data la fase in cui sta entrando il negoziato TTIP, è arrivato il momento di costruire, tutte e tutti assieme, un grande appuntamento nazionale sabato 7 maggio 2016 a Roma.
Chiediamo a tutte le donne e gli uomini da sempre attivi in difesa dei diritti e dei beni comuni, ai sindaci, ai comitati, alle reti di movimento, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni contadine e consumeristiche, agli ambientalisti e al mondo degli agricoltori e delle piccole imprese e a tutti quanti hanno a cuore la democrazia, di costruire assieme a noi una grande manifestazione nazionale e promuovere iniziative di informazione dei cittadini e di approfondimento sulle conseguenze del TTIP con la partecipazione dei diversi soggetti coinvolti.
Per fermare il TTIP. Per tutelare i diritti e i beni comuni. Per costruire un altro modello sociale ed economico, per difendere la democrazia.
Tutte e tutti insieme è possibile.

venerdì 15 aprile 2016

Referendum contro le trivellazioni, Rifondazione invita a votare Sì

Il mare è nostro, non svendiamolo ai petrolieri amici di Renzi

Un Presidente del Consiglio che invita apertamente all’astensione, in aperto spregio della legge e del suo ruolo istituzionale. Questo dopo gli scandali che hanno coinvolto su questo tema componenti del suo stesso Governo, comportando persino le dimissioni di un ministro. Renzi fa inoltre finta di dimenticare gli impegni recenti presi al Vertice di Parigi del 2015 per contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi e perseguire la strada della de-carbonizzazione.

Tutte prove di uno Stato Italiano prigioniero dei poteri economico-finanziari neoliberisti e delle multinazionali.

Il Referendum contro le trivellazioni chiede che si abbandoni l’uso dei combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili. L’obiettivo del referendum del 17 aprile è fermare le trivellazioni in mare e tutelare le acque territoriali italiane, cancellare la norma che consente alle società petrolifere di fare ricerche ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane fino ad esaurimento del giacimento.

Se è vero che le multinazionali del petrolio non possono richiedere nuove concessioni entro le 12 miglia marine, è anche vero che quelle già in corso non hanno alcuna scadenza. Il referendum vuole mettere al riparo i nostri mari dal pericolo di sversamenti di petrolio in mare che arrecherebbero danni irreparabili alle spiagge e dal rischio di movimenti tellurici legati soprattutto all’estrazione di gas.

L’obiettivo del referendum è chiaro e mira a far sì che il divieto di estrazione entro le 12 miglia marine sia assoluto. Non farlo, viceversa, corrisponderebbe ad aggravare le condizioni climatiche. Il tempo delle fonti fossili è scaduto, il referendum del 17 aprile indica che è ora di aprirsi ad un modello economico alternativo. Affrontare il tema della transizione energetica, cioè investire nel settore delle energie rinnovabili, significa creare nuova occupazione.

La vittoria del “Sì” non farebbe perdere alcun posto di lavoro, giacché le attività petrolifere in corso non cesserebbero immediatamente, ma progressivamente. Infatti il Parlamento, prima di introdurre la norma che vogliamo abolire con il referendum del 17 aprile, prevedeva che le concessioni avessero di norma una durata di trenta anni.

Il voto referendario è uno dei pochi strumenti di democrazia a disposizione dei cittadini italiani ed è giusto che i cittadini e le cittadine abbiano la possibilità di esprimersi anche sul futuro energetico del nostro Paese. Non è un caso che altri cinque quesiti referendari presentati sono stati bocciati dalla Cassazione perché il Governo Renzi, nel frattempo, ha furbescamente riformulato due commi del Decreto Sblocca Italia 2016. Il suo è in generale un Governo che sta stravolgendo l’assetto sociale stesso dello Stato Italiano per piegarlo agli interessi di pochi privati e la logica selvaggia del mercato, in continuità con quanto già fatto dai governi commissariati di Monti e Letta sostenuti politicamente da Centro Destra a Centro Sinistra.

Una vittoria del Sì il 17 Aprile, nonostante la disinformazione fatta, rappresenterebbe una prima forte risposta popolare ai progetti autoritari di questo Governo e i  suoi infami referenti economici.
 



Circolo PRC “Mariano Mandolesi” Itri-Gaeta