"Il Comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo Comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente". Karl Marx

venerdì 26 settembre 2014

RETTIFICA SULLA NOSTRA POSIZIONE ALLE PROSSIME PROVINCIALI

Con il DDL “Delrio” il Governo delle larghe intese Renzi-Alfano ha svuotato di potere e di rappresentanza due importanti istituzioni democratiche quali il Senato e le Province. La definitiva abolizione dei due organi sarà il passo successivo, con la revisione dell’articolo V della Costituzione. Il 12 Ottobre i cittadini della provincia di Latina non voteranno per il rinnovo del Consiglio provinciale come in passato, ma avrà luogo una consultazione “farsa” che coinvolgerà soltanto i consiglieri comunali e i sindaci al fine di eleggere i nuovi organi provinciali. Altrettanto ridotta sarà la cerchia di coloro che potranno candidarsi. I voti espressi non avranno lo stesso valore ma saranno “bilanciati” a seconda delle dimensioni dei comuni di appartenenza, attribuendo un peso maggiore ai rappresentanti dei centri più grandi e ai consensi da essi ricevuti. Un organo elettivo e democratico con importanti funzioni è stato tramutato in un’assise di “nominati” espressione di un ristretto ceto politico, da un Governo mai investito dal voto popolare. Numerosi e importanti sono gli oneri sottratti a tale ente e ceduti a comuni e regioni, salvo l’edilizia scolastica e altre funzioni di mera pianificazione riguardanti trasporti, ambiente e mobilità. I due principali argomenti avanzati dal Governo per giustificare il decreto sono la semplificazione amministrativa e il risparmio. Entrambi cadono ad un’analisi più attenta. Il provvedimento introduce di fatto nuovi organi come le “città metropolitane” e il confine tra le competenze di queste ultime, delle province, delle regioni e dei comuni è in molti casi ambiguo, con il rischio di produrre ulteriori rallentamenti, vuoti amministrativi e conflitti tra enti, soprattutto durante la lunga fase iniziale di transizione prevista. L’argomento del risparmio risulta ancor più debole. Pensiamo che non si possa considerare la Democrazia semplicemente un costo, come altri diritti quali la Salute o l’Istruzione. Di certo comunque questo Governo non è altrettanto attento alla Spending Review quando si tratta ad esempio di incrementare le spese militari di altri 5 miliardi di Euro per il 2014. In ogni caso la Corte dei Conti ha certificato che il presunto risparmio comportato dal Decreto é irrealistico e privo di ogni fondamento. Contro il miliardo di Euro annuo annunciato dal Governo la Corte stima un risparmio di poche decine di milioni e prospetta addirittura il rischio che le spese aumentino a seguito dei costi della riforma e della cessione di competenze ad altri enti quali le regioni. I nuovi amministratori inoltre manterranno rimborsi spese molto generosi, laute ricompense e oneri previdenziali, pur non essendo stati eletti dal popolo e possedendo tutti doppie funzioni. La verità è che le ragioni che ispirano il decreto sono altre. Con esso il Partito Democratico esprime tutta la vocazione eversiva della borghesia italiana e della Troika europea che intendono comprimere al minimo la partecipazione dei cittadini e il delicato sistema costituzionale di controlli e contrappesi, per favorire la rapida affermazione delle politiche di “macelleria sociale” e smantellamento dei diritti del lavoro che ha già avuto inizio.
Tutto mentre Berlusconi e Forza Italia già assicurano la massima collaborazione per le nuove controriforme annunciate, quali la revisione dello Statuto dei Lavoratori e la completa abolizione dell'articolo 18.
Per queste ragioni la Federazione di Latina del Partito della Rifondazione Comunista e i suoi rappresentanti non parteciperanno a questa consultazione farsesca che si denota come un esproprio di Democrazia ai danni delle classi popolari e continuerà a promuovere iniziative di sensibilizzazione e di lotta contro questo scempio. Invitiamo le altre forze politiche a fare altrettanto, dimostrando nei fatti e non solo a parole la propria contrarietà.
La nostra scelta è inoltre coerente con la linea politica assunta da “L'Altra Europa con Tsipras” in occasione delle scorse elezioni europee, quando la lista si presentò agli elettori rifiutando ipotesi di accordi con il Partito Democratico, responsabile di questa legge truffa, e quale suo avversario.

LA DEMOCRAZIA NON SI BARATTA!


 
Federazione di Latina
partito della Rifondazione Comunista

venerdì 5 settembre 2014

Illuminazione: Privato è meglio (!?)

La maggioranza a sostegno di De Santis ha recentemente annunciato la privatizzazione del servizio di illuminazione pubblica della città, approvata in una delibera di indirizzo del Consiglio Comunale che ha avviato le procedure per predisporre l’imminente bando di gara. Mentre il governo delle larghe intese di Renzi apre il banchetto preparandosi a varare un decreto che comporterà la privatizzazione delle aziende pubbliche o partecipate in tutt’Italia, a Itri già si segue quanto promosso in alcuni comuni limitrofi amministrati dalla destra come Gaeta, Fondi e Terracina. Le argomentazioni a sostegno del provvedimento sono le solite da sempre addotte dai liberisti: Solo il mercato consente efficienza e risparmio. Poco importa che tutte le privatizzazioni avvenute finora abbiano prodotto effetti diametralmente opposti, con l’unico beneficio per le tasche dei gestori e per le ristrette clientele politiche che li sostengono. Gli esempi più noti sono la conduzione catastrofica del servizio idrico operata da Acqualatina e la privatizzazione del Cimitero cittadino. Questa volta però la minestra è condita con la variante pseudo-ecologista dell’ “efficientamento energetico”. In altre parole i privati sostituirebbero le attuali luminarie con altre dotate di LED, riducendo impatto ambientale e spese. Tale risparmio consentirebbe appunto il profitto dell’azienda su di una cifra fissa annua erogata dal comune di ben 188 mila Euro IVA esclusa, equivalente alla spesa attuale, per un totale di 2 milioni 820 mila Euro. Dai dispacci diramati e da una semplice divisione si evince che la durata dell’appalto sarebbe addirittura di 15 anni…decisamente una bella ipoteca per il nostro  futuro! Il sistema in questione viene chiamato “FTT” che sta per “Finanziamento Tramite Terzi”, ma nella sostanza è la solita solfa in cui il pubblico ci mette i nostri soldi e il privato ci guadagna. Per non parlare del rischio altissimo di infiltrazioni malavitose nel nostro territorio favorito da operazioni come questa e confermato da recenti indagini in diversi centri limitrofi.  
Alla luce delle informazioni attuali facciamo un po’ di conti:
Se l’Amministrazione ha così tanto a cuore il risparmio energetico come mai non ci risulta che abbia richiesto entro il 2013 l’accesso ai cospicui e arcinoti finanziamenti statali del “Conto Energia” detto anche “call for proposal”, per l’istallazione del fotovoltaico sugli edifici pubblici? La possibilità di richiedere i sovvenzionamenti, ottenuti da numerosissimi comuni, non è stata prorogata dal Patto di Stabilità 2014…quindi il danno è irreparabile.
Se il comune continuerà a versare per 15  anni la stessa somma spesa attualmente questo significa che  in un periodo tanto lungo non avremo alcun risparmio per le casse comunali, né di conseguenza per i cittadini. L’illuminazione pubblica è infatti una delle voci principali della tassa comunale “TASI” relativa ai servizi indivisibili, sempre più cara e opprimente soprattutto per le fasce a medio e basso reddito maggiormente colpite dalla crisi.
Se il piano di “efficientamento energetico” venisse portato a termine direttamente dall’ente pubblico si potrebbe ottenere lo stesso beneficio per l’ambiente, se non maggiore. E’ noto infatti che il privato tende sempre a risparmiare sulle spese per incrementare i profitti. Si potrebbe tuttavia ottenere una progressiva riduzione dei costi del servizio e un abbattimento delle tasse, in un periodo sicuramente molto inferiore a quello previsto dall’appalto. In altre parole un piano di investimento pubblico ponderato e diluito nel tempo per la sostituzione delle luminarie verrebbe ripagato da un grande beneficio economico futuro.
A conti fatti con la privatizzazione del servizio di illuminazione pubblica il risparmio energetico ed economico ottenuti utilizzando le nuove tecnologie non incideranno positivamente sulle casse comunali ma rimpingueranno unicamente i profitti della ditta appaltante.
Circolo PRC Itri-Gaeta “Mariano Mandolesi”