"Il Comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo Comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente". Karl Marx

martedì 27 maggio 2014

A Gaeta il comunista Amato e' il più' votato della lista "l'altra europa con Tsipras" con 108 preferenze. Stessa cosa a Itri, Formia e in gran parte del sud pontino. Eletta al parlamento europeo Eleonora Forenza del prc. W i comunisti sempre più' forti, uniti e indipendenti!!!

 

venerdì 16 maggio 2014

XIX Maggio: Mitrano e il Giorno dell’oblio

Non è più la festa della Liberazione dal nazi-fascismo, ora si chiama “Giorno della Libertà”, beffarda assonanza con gli slogan berlusconiani. Anche la locandina richiama colori e grafica di un manifesto di Forza Italia, un bel tricolore su di uno sfondo azzurro cielo.

Non vengono onorati sopra a tutti i partigiani e le partigiane che sfidarono carcere, torture e morte per liberare il nostro Paese senza attendere che lo facessero i nuovi padroni, ma celebrano invece assieme militari che furono parte del regime fascista e forze d’occupazione. E così come vogliono i revisionisti di destra e psuedo-sinistra che da tempo governano assieme il nostro Paese, pure a Gaeta la Liberazione non è più la giornata in cui si rinnova l’impegno di chi, come i nostri concittadini Carla e Mariano Mandolesi, combatté per affermare la giustizia sociale che il fascismo negava e che ancora oggi è negata, ma è invece una vuota e insipida commemorazione istituzionale in cui si pongono tutti sullo stesso piano, aguzzini e vittime, fascisti e antifascisti.

Era troppo rischioso attaccare frontalmente questa ricorrenza, quindi scelsero di svuotarla e stravolgerne il significato. Se ci hanno messo tanto impegno è perché dopo 70 anni ai nemici del popolo lo spirito della Resistenza fa ancora paura. Non si spiegherebbe altrimenti la parata farsesca organizzata dal Sindaco Mitrano nella nostra città, articolata in ben tre giorni. Non si spiegherebbe neppure la collocazione assai marginale data all'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, alla quale è stata di fatto tolta voce e persino visibilità nella promozione delle celebrazioni.

Domenica vedremo addirittura sfilare per Gaeta un reparto della USS Mont Whitney, orrendo strumento di morte inviato in tutti i teatri di guerra a combattere chi difende la propria terra dall’imperialismo, come chi difese l’Italia nel '45. La nave che ricorda chi aggredisce ancora oggi altri Paesi in nome del proprio dominio rapace, la nave che sottopone la nostra comunità gaetana a rischi tremendi di cui purtroppo non siamo abbastanza consapevoli e che in caso di nuovi scenari di guerra ci renderebbe obiettivi sensibili proprio come nel secondo conflitto mondiale. La nave la cui bandiera rappresenta chi oggi sostiene i neonazisti in Ucraina per destabilizzare uno dei tanti Paesi che vengono aggrediti. Forse Mitrano non ricorda che i bombardamenti alleati furono per molti aspetti ancora più tremendi dell’occupazione tedesca, sventrarono la nostra città e distrussero beni inestimabili come l’abbazia di Monte Cassino, ben al di là di quanto lo richiedessero le reali esigenze militari, pur di trasformarci in un’ennesima colonia periferica. Gli effetti di quell’inferno sono ancora visibili nei palazzi diroccati della nostra cittadina.

La Liberazione, Sindaco Mitrano, fu un’altra cosa. Fu una guerra di popolo combattuta per la libertà dallo sfruttamento, dall’oppressione, dal bisogno, dalla disuguaglianza che ancora imperano, anche grazie a politici come lei. Questo concetto di libertà, ci creda, è ben lontano da come lo intendono esimi esponenti del suo partito quali Fazzone, Cusani, Scaiola, Dell’Utri e che aleggia nelle feste allegre di Arcore. Chi come lei privatizza beni pubblici e servizi, si disinteressa di problemi quali la mancanza di casa e di lavoro mentre spende milioni di euro in arredo urbano e marciapiedi, non dovrebbe parlare della Liberazione. Chi fa parte di un partito che contribuisce allo stupro in atto della Carta Costituzionale nata dall’Antifascismo e sostiene da sempre le politiche liberiste negando di fatto quanto sancito da quel documento, non dovrebbe permettersi di oltraggiare in questo modo la nostra memoria.

Per tutte queste ragioni, Sindaco Mitrano, oggi ci sentiamo un pò come se Marchionne organizzasse le celebrazioni del Primo Maggio, o se il Mc Donald’s promuovesse un meeting di vegetariani. Lei e questa commemorazione oggi offendete la memoria degli italiani ed italiane che combatterono per la Liberazione dell'Italia dal fascismo e dalla guerra e, a maggior ragione, quella dei gaetani che presero parte a quella lotta sul territorio nazionale. Noi comunisti non dimentichiamo e sapremo ogni giorno come onorarli. Ora e sempre Resistenza!



Circolo PRC “Mariano Mandolesi Comandante Partigiano” Gaeta -
Comunisti per Tsipras

giovedì 1 maggio 2014

1° MAGGIO IN LOTTA

“Abbiamo ben poco da festeggiare, è arrivato il tempo di riorganizzarsi ed agire” 

La Festa dei Lavoratori viene celebrata il 1 maggio in tutto il mondo, affonda le sue radici nell’ultimo decennio dell’800 e nasce esattamente in occasione delle mobilitazioni di Chicago e New York; di li a poco verrà introdotta anche in Europa e, accompagnata da mobilitazioni sempre più imponenti, assumerà presto una portata mondiale. In queste prime mobilitazioni gli operai rivendicavano condizioni di lavoro più dignitose e salari adeguati, ma vengono ricordate soprattutto per la violenta e sanguinosa repressione attuata in quelle occasioni dalla polizia e in un secondo momento anche dai tribunali. La popolazione italiana verrà privata di questa festività sotto il ventennio fascista che la soppresse soprattutto per il forte contenuto socialista e rivoluzionario. Ci è stata poi restituita con la caduta del regime e l’instaurazione della “democrazia”. Da oggi ad allora molte cose sono successe e molto è cambiato. Oggi siamo di fronte ad una forte crisi sistemica di sovrapproduzione, una crisi del sistema capitalistico della quale però stanno pagando le spese le fasce più deboli: la disoccupazione in Italia tocca sempre di più livelli record (13%) e tra i pochi fortunati che lavorano la stragrande maggioranza lo fa in condizioni di precariato e sfruttamento (oltre il 53%); a questi si aggiungono anche coloro che non vengono più annoverati nemmeno tra i disoccupati perché un lavoro vero hanno smesso di cercarlo da tempo ormai; negli ultimi 20 anni siamo stati vittime di governi che, assecondando sempre di più le richieste provenienti dall’imprenditoria, hanno gradualmente deregolamentato e reso sempre più flessibile (e quindi precario) il mercato del lavoro. Partendo dal “pacchetto Treu”, passando per la “legge Biagi” fino ad arrivare all’ultima trovata dei referenti politici delle banche e dei padroni, il “Jobs Act”, la nuova legislazione sul lavoro fortemente voluta dal Governo Renzi e da chi, alla luce del sole o nascosto nell’ombra, lo sostiene e gli impartisce le direttive. L’obbiettivo dei vari governi, di centro-destra e di centro-sinistra, è imporre un modello economico sempre più apertamente liberista e orientato a garantire margini di profitto sempre più alti al capitale italiano e mondiale. Ciò avviene in piena sinergia con i diktat della Troika, che ci impone di uniformarci alla sua politica volta ad accentrare sempre di più la ricchezza prodotta nel nostro paese nelle mani di pochi, ma anche con una ridefinizione in senso autoritario delle istituzioni “democratiche” e dello Stato borghese in generale. Dal canto loro, i sindacati confederali (CGIL, CILS e UIL), si fanno sempre di più portatori delle istanze dell’imprenditoria a discapito di quelle dei lavoratori, dei quali stanno provvedendo progressivamente a svendere i diritti gettandogli al contempo fumo negli occhi e abbandonandoli a loro stessi nelle innumerevoli lotte e vertenze che nascono quotidianamente su tutto il territorio nazionale. Il disagio sociale vissuto dal proletariato e dalla piccola borghesia, che va man mano acutizzandosi, è lo specchio di questi numerosi sconvolgimenti interni al tessuto sociale italiano ed europeo, sconvolgimenti che ancora una volta sono dettati e programmati dall’alto, nel nome del profitto a tutti i costi. Occorre che i comunisti, i sindacati di base e le varie realtà in lotta si auto organizzino e si preparino ad incassare il colpo. C’è la necessità di fare nuovamente breccia nella società attraverso un lavoro metodico e costante, che riporti di nuovo le masse di uomini e donne oppresse a ragionare in termini di classe e di lotta di classe. Non è possibile restare inermi dinnanzi ad un fenomeno di questa portata, non si può più restare nel mezzo, è necessario prendere posizioni nette. Per il ritorno ad un 1 maggio che abbia un senso e che ritorni ad essere nuovamente carico di significato occorre che tutti ritorniamo a lottare per i nostri diritti e per una società migliore, più equa e giusta.
                                                                        
                                        Giovani Comunisti Gaeta