"Il Comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo Comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente". Karl Marx

martedì 22 marzo 2016

“Cessi pubblici” fra ritardi, sprechi e cantieri aperti.


Rifondazione Comunista denuncia i lunghi ritardi nella realizzazione dei servizi igienici pubblici a Gaeta

La vorace esigenza dell'amministrazione Mitrano di aprire sempre più cantieri in città, come se fosse stata colta da un delirio di onnipotenza e dal desiderio di passare a tutti i costi alla storia con monumentali stravolgimenti dell'assetto urbano, ha portato per forza di cose all'abbandono di alcuni di essi, come è il caso più eclatante della rotonda ancora in attesa dell'arrivo della fontana papalina, o dei meno evidenti bagni pubblici, la cui pomposa “annunciazione” mediatica risale ormai a tre anni fa, in risposta peraltro alle sempre più pressanti richieste da parte di cittadini raccolte in un nostro comunicato pubblico del 2012. Da allora continua a pesare questa ormai pluridecennale mancanza di servizi, aggravata anche dalla nascita spontanea di vere e proprie latrine a cielo aperto, nei pressi dei locali della cosiddetta “movida gaetana”, o in posti più appartati come le scale che collegano via Europa all'ex centro commerciale UPIM.
 
Con le deliberazione numero 215 del 7 Luglio 2012 e 238 del 14 Settembre 2012 infatti la Giunta stanziava ben 100.000 euro per la realizzazione di due servizi igienici, il primo in prossimità di piazza XIX Maggio e il secondo nel centro storico di Sant'Erasmo.  Il 2 Settembre 2014 iniziavano, per la realizzazione del primo dei due bagni pubblici, i lavori della ditta Linea Città Srl di Cesena che, in barba alla previsione di soli 45 giorni di completamento dell'opera, ancora non ci risulta abbia consegnato il cantiere. Secondo quanto appreso da un interrogazione consiliare del 22 Ottobre 2015 si starebbe aspettando l'intervento di Acqualatina. Intanto la struttura è stata completata e lasciata in abbandono da quasi due anni. Il Partito della Rifondazione Comunista chiede quindi al Sindaco e all'Assessore Matarazzo quali sono i tempi di attesa previsti per il completamento dei lavori, perché non sono iniziati i lavori del secondo bagno pubblico, che fine ha fatto e se è ancora valido l'anno di manutenzione offerto dalla ditta costruttrice, e se ci sono problemi di comunicazione o copianificazione degli interventi con l'azienda Acqualatina SPA, visto che anche nel cantiere di piazza Capodanno sono settimane ormai che si attende l'intervento della stessa.
 
 
Circolo PRC “Mariano Mandolesi”

venerdì 18 marzo 2016

il Circolo PRC Mariano Mandolesi Gaeta-Itri aderisce al presidio dei lavoratori Coop a Formia del 19/3/2016 e invita a partecipare alla manifestazione del 26 Marzo a Terracina.

Condividiamo il comunicato dei compagni del Circolo PRC "Enzo Simeone" di Formia:


Il Circolo “ENZO SIMEONE” aderisce alle iniziative di lotta dei lavoratori della COOP di Formia, Cisterna, Frosinone, Fiuggi e Terracina, con le quali si vuole dire un forte no alla cessione dei punti vendita ad imprenditori privati.
Il modello che la Unicoop Tirreno ha deciso di adottare è il franchising, con la quale la proprietà vera passa a terzi ma rimane loro la possibilità di utilizzare il marchio Coop nei punti vendita acquistati.
L’ipotesi di cederli in franchising a soggetti esterni al mondo cooperativo è chiaramente il tentativo da parte della Unicoop Tirreno di sbarazzarsi dei lavoratori e dei loro diritti, considerandoli da tempo un peso insostenibile.
Lo sanno bene i sindacati che infatti hanno denunciato come “l’abbandono di una parte delle lavoratrici e dei lavoratori che da anni svolgono con dedizione il proprio lavoro a servizio di soci e consumatori non è una soluzione che può essere condivisa. Si determinerebbe un grave precedente, le ripercussioni del franchising le conosciamo bene e sappiamo quali nefaste conseguenze pagano le persone che ci lavorano”.
Facciamo nostre le preoccupazioni dei sindacati, ma soprattutto dei lavoratori che vedono aprirsi degli scenari lavoratori inquietanti.
In pericolo non sono solo infatti i livelli occupazionali (nessuna garanzia è stata data in tal senso), ma anche le condizioni di lavoro, che non potranno che essere peggiorative rispetto a quelle attuali.
Non si capirebbero altrimenti le vere motivazioni che si nascondono dietro la cessione dei cinque punti vendita.
E’ ormai chiaro a tutti che nell’ambito del mondo del commercio si stanno sperimentando le forme più bieche si sfruttamento e di precarietà.
Abbiamo denunciato più volte di come le inaccettabili forme di precarietà sperimentate nel settore del commercio e della grande distribuzione (anche quella cooperativistica), i salari inadeguati al costo della vita, gli orari impossibili che arrivano a mettere in discussione la vita privata dei lavoratori, sono lo specchio del progetto di smantellamento dei diritti nel lavoro che trova compimento giuridico nel Jobs Act.
Lo stesso succede nell’ambito del mondo cooperativo, nel quale lo spirito di solidarietà e di mutualità – per anni motivi di orgoglio – è stato venduto alla logiche di mercato. Non siamo però stupiti.
Sono anni che assistiamo ad un graduale ma costante processo di smantellamento dello Statuto dei Lavoratori ad opera del PD (tra i principali beneficiari dei finanziamenti delle cooperative), diventato il braccio armato dei padroni, che utilizzano la crisi per sbarazzarsi dei lavoratori e dei loro diritti.
Facciamo appello a tutte le forze della sinistra e al sindacato, ai lavoratori e alle lavoratrici, ai giovani, ai meno giovani, ai pensionati, ai tanti a cui viene negato un futuro perlomeno dignitoso, affinché si costruisca un fronte unitario che dica no alla svendita dei diritti dei lavoratori.
Per questo ci attendiamo una massiccia partecipazione al presidio che si terrà Sabato 19 Marzo – alle ore 8.00 – nei pressi del punto vendita COOP che si trova in via Alcide De Gaspari.
Ci aspettiamo inoltre che anche l’attuale amministrazione aderisca, facendo proprie le preoccupazioni dei lavoratori.

Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

martedì 15 marzo 2016

Gaeta: Altre cinque famiglie rischiano di finire per strada. E’ vergognoso!

La Giunta Mitrano prosegue senza sosta la propria politica di macelleria sociale consistente nella continua ed instancabile sottrazione di diritti e risorse alle classi popolari in favore di ricchi, privilegiati e aziende che di solito nulla hanno a che vedere con il nostro territorio. L’ultima trovata lascia di stucco perché colpisce ancora una volta quel diritto abitativo, il cui mancato rispetto è tra gli elementi principali a determinare un’emigrazione continua e massiccia dalla nostra città. Alla luce di provvedimenti quali la deliberazione di Giunta n. 277 del 02.12.2014, con la quale è stata effettuata la ricognizione degli immobili di proprietà comunale non strumentali all’esercizio delle funzioni istituzionali dell’Ente suscettibili di alienazione e/o valorizzazione, e della deliberazione del Consiglio Comunale n 99 del 19.12.2014 di approvazione del Bilancio, è stata bandita l’asta pubblica che si terrà giovedì 7 Aprile 2016 per la vendita a lotti separati di 5 unità immobiliari del comune, site in Salita della Civita e Vico della Sorresca. L’obiettivo dell’operazione è la vendita ai privati di una parte importante del patrimonio immobiliare comunale per incassare una cifra complessiva di circa un milione e trecentomila euro solo come base d’asta. Soldi che verranno destinati probabilmente in larga parte a grandi opere e restyling inutili, assieme alle tasse sempre più soffocanti e indifferenziate o ai mutui comunali dilatati a dismisura. La cosa più grave tuttavia è che a quanto risulta non si esiterebbe a mettere in strada 5 famiglie bisognose della nostra città, che abitano attualmente gli alloggi in vendita e hanno dovuto apprendere la “bella notizia” dalla stampa locale a cose fatte. Tra i componenti dei nuclei ci sono ragazze madri, pensionati minimi, disoccupati e addirittura invalidi gravi. Tre dei nuclei posseggono un contratto di ERP ed uno ha un contratto privato stipulato con il Comune, tutti con i relativi canoni. Da quanto riferito inoltre uno dei nuclei aveva svolto da poco a proprie spese importanti e costosi lavori di ristrutturazione per i quali il Comune stesso avrebbe dato il proprio assenso. Ora le famiglie vivono nel terrore sapendo che tra pochi giorni potrebbero non avere più un tetto sulla testa. Difficile pensare che qualcuna di esse possa usufruire dell’ipotetico diritto di prelazione sborsando le somme esorbitanti della vendita. L’episodio purtroppo non sarebbe il primo e se non verrà ostacolato non rimarrà sicuramente l’ultimo. Tutti ricordano il recente sgombero di Palazzo Tosti, dove altre 5 famiglie di Gaeta risiedevano da tempo e sono state messe alla porta con l’impegno sottoscritto dall’allora Vicesindaco Leccese e mai mantenuto di fornirgli un nuovo alloggio. Il bisogno di casa grida vendetta in una città dove non viene portato avanti un serio progetto di edilizia popolare da decenni e centinaia di richiedenti restano inutilmente nelle graduatorie infinite, mentre si sperperano milioni di Euro in orpelli e abbellimenti di cui sempre meno residenti potranno godere. Il disagio abitativo crescente produce non a caso anche a Gaeta un incremento notevole delle occupazioni di immobili, spesso generate da autentica disperazione. Intanto si continua paradossalmente a consentire la costruzione di altra edilizia privata in un centro che ha già migliaia di seconde case sfitte. Se il cinismo di questa maggioranza ci indigna non minore sgomento provoca in noi il silenzio dell’opposizione consiliare riguardo a fatti di tale gravità e la sua ormai evidente inadeguatezza nel difendere gli interessi sociali delle classi subalterne, che pure oggi subiscono un attacco senza precedenti. Rifondazione Comunista al contrario è al fianco di queste e delle altre famiglie che vivono un momento così difficile e si batterà al loro fianco affinché questo ennesimo scempio venga impedito.


RIFONDAZIONE COMUNISTA- CIRCOLO “MARIANO MANDOLESI”

lunedì 14 marzo 2016

Crisi Italcraft, l’inerzia delle istituzioni e il silenzio complice del mondo politico.

Ora ai lavoratori non resta che sperare di poter rimediare con la lotta a ritardi ed errori. 

Si è appreso dagli organi di stampa di una operazione congiunta di Capitaneria di Porto di Gaeta, Asl di Latina e Ispettorato del Lavoro, effettuata con loro ingresso in data 19/02/2016 nei Cantieri Navali Italcraft presumibilmente per eseguire accertamenti a riguardo del rispetto degli accordi alla base dell'attuale concessione dell'area demaniale nella quale è ubicato lo stabilimento. Il blitz sarebbe collegato ad un esposto presentato in dicembre da due delle sigle sindacali rappresentati nell'Italcraft, ossia Feneal Uil e Fillea Cgil, un’azione legale che ci sembra comunque tardiva, tant’è che proponemmo di agire in questa direzione già nel Gennaio del 2015 anche attraverso comunicato stampa. A distanza di giorni dobbiamo constatare che non ci sono state dichiarazioni da parte di istituzioni coinvolte in qualsiasi modo nella vertenza  e nell’accordo sotto indagine, intesa siglata più di un anno fa con la curatela fallimentare, né vi sono state prese di posizione da parte del mondo politico. Questa inerzia non ci sorprende.


Ricordiamo come Rifondazione Comunista sia stata anche fisicamente l'unica forza politica da subito sempre vicino ai lavoratori in lotta dopo il fallimento della precedente società proprietaria, unico partito ad esprimere determinate posizioni e denunce. Da soli abbiamo tra l'altro criticato l'accordo in questione che non offriva praticamente garanzie e criteri sul futuro impiego delle maestranze dello stabilimento e che, non a caso, è stato subito disatteso. Un patto sindacale con clausole riduttive e poco stringenti, che poco tutelava gli esclusi dal reintegro dopo che, nel momento della messa in asta del cantiere, fu firmato un protocollo di intesa tra Consorzio Industriale, Camera di Commercio, Amministrazione Comunale e Sindacati dove veniva chiaramente scritto che chi avesse acquistato il cantiere avrebbe dovuto  assumerne interamente i dipendenti. Protocollo non solo non rispettato, ma ad oggi non sono stati neppure reimpiegati i 16 lavoratori su 48 previsti entro il 2014, così come non sono arrivati i lavori di ristrutturazione e le norme di sicurezza richieste.


Come Circolo PRC “Mariano Mandolesi” abbiamo sempre espresso le nostra diffidenza in generale sul ruolo nel nostro territorio dell'Autorità Portuale, fra le istituzioni che avrebbero dovuto controllare il rispetto delle regole sottoscritte e che invece anche in questo caso con l’inerzia finora dimostrata sembra rispondere ad interessi politici ed economici distanti da quelli della nostra città, come  ad esempio quelli che si prospetterebbero con il  "Cesena", progetto che prevedrebbe un futuro dell'intera area portuale senza la presenza delle attuali attività industriali; un piano gelosamente custodito dal Consorzio Industriale, ma oramai diventato quasi un "segreto di pulcinella".  Interrogando apertamente questo ente a riguardo di tale progetto, non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta in tal senso, né crediamo che la stessa Amministrazione Comunale all'improvviso ora si adoperi presso il Consorzio per renderlo di pubblico dominio. È stata invece nostra la premura di spiegare direttamente ai lavoratori che dietro l'intero comprensorio portuale esistono presumibilmente interessi speculativi legati allo sviluppo futuro del porto e volti allo smantellamento graduale delle attuali attività presenti, oltre che di gran parte degli occupati da esse.


Proprio per contrastare questa tendenza padronale nella zona, in occasione delle agitazioni seguite al fallimento dell'Italcraft illustrammo tra l'altro agli operai l'esperienza di altre fabbriche vicine e solidali con la loro lotta,  aziende quali la Mancoop uscite dalle loro crisi proprio dopo esperienze di autogestione e costituzione in cooperative di lavoratori in seguito a trattative con le loro rispettive curatele fallimentari. Svolgemmo in tal senso un ruolo attivo nella decisione della occupazione dei cantieri, importante pure a fini di peso contrattuale nella loro vertenza, esperienza purtroppo presto abbandonata a favore invece di altre pratiche suggerite dai rappresentanti sindacali e rivelatesi ad oggi fallimentari nonché causa di divisioni e allontanamento dalla lotta, fra i lavoratori e oramai persino fra le sigle sindacali stesse.


Prendiamo comunque positivamente atto del fatto che sindacalisti abbiano finalmente proceduto a denunciare alle forze di polizia il mancato rispetto degli accordi. In qualità di rappresentanti dei lavoratori andava comunque fatto già da subito, evitando così che scadessero quei primi 6 mesi di mobilità  entro i quali gli operai avevano ancora delle garanzie legali di reimpiego lavorativo nell’Italcraft. 


Resta solo da sperare che le indagini portino all'annullamento dell'atto di acquisto dei cantieri, rimettendo così tutto e tutti in gioco. Se questo dovesse avverarsi, toccherà questa volta ai lavoratori non commettere gli stessi errori del recente passato e piuttosto valutare ed intraprendere le possibili strade che abbiamo indicato, finanche quella di riappropriarsi e gestire in prima persona quel che è il frutto di anni del loro sudore. Bisognerà quindi non “rinchiudersi” in un isolato presidio e ci si dovrà attivare invece per ritrovare unità fra i lavoratori dello stabilimento, impiegati e non, creare solidarietà con gli operai delle fabbriche circostanti, sensibilizzare l'opinione pubblica tramite attività e mobilitazioni di vario tipo, concentrare visibilmente e apertamente l'attenzione e la protesta anche su quei soggetti inetti che invece hanno un ruolo importante nella loro vertenza, in primis i firmatari del protocollo di intesa su citato. In tutto questo troverebbero un già disposto alleato nel nostro Partito. Questa rischia di essere l'ultima occasione per salvare l'Italcraft e il loro lavoro.

Circolo PRC "Mariano Mandolesi" ITRI - GAETA

mercoledì 9 marzo 2016

12 MARZO A GAETA: PRESIDIO CONTRO LA GUERRA E LA BASE USA

GRANDI ESERCITAZIONI E RISCHIO ATTENTATI COLPISCONO L’INTERA POPOLAZIONE!
 
Sabato 12 Marzo, a partire dalle ore 16:00, si terrà un presidio di protesta di fronte alla base americana di Gaeta, sede del Comando della VI Flotta USA nel mediterraneo. La data scelta non é casuale visto che nella stessa giornata i movimenti contro la guerra si sono dati appuntamento davanti alle principali basi militari italiane. Le ragioni della protesta sono molteplici, profonde e non riguardano solo Gaeta ma l’intero comprensorio, considerati anche i gravissimi rischi cui è sottoposta la popolazione alla luce dell’importanza strategica della base e della presenza di arsenali letali che potrebbero dar vita a veri e propri disastri in caso di incidenti, attacchi o attentati terroristici. Malgrado presso la base attracchino addirittura navi e sommergibili potenzialmente in possesso di armi atomiche nessun piano di emergenza è mai stato prodotto e reso noto alla cittadinanza. Ciò nonostante le reiterate richieste e i numerosi appelli in merito che hanno coinvolto anche il Prefetto e l’Amministrazione Comunale. Ad alimentare ulteriormente lo sdegno e l’allarme è giunta la notizia gravissima dell’ordinanza numero 6 del 2016, emanata dal Ministero delle Infrastutture e dei Trasporti, con la quale si è interdetto dalle 9:00 alle 19:00 del 7 marzo parte del golfo ad ogni attività di pesca, di navigazione e di balneazione a causa di una grande esercitazione militare che ha coinvolto un tratto di costa compreso tra Taranto e le nostre acque. Motivazioni reali, dettagli e rischi delle esercitazioni effettuate sono “naturalmente” ignoti, contrariamente ai sicuri disagi causati e ai gravi danni economici provocati a settori già in crisi come quelli della pesca e del turismo. Il tutto a fronte di un presunto indotto legato alla presenza dei militari americani da tempo annullato con il ridimensionamento dei Marines ma non dell’importanza del sito e dei pericoli ad esso legati. Viene da domandarsi a cosa servano le amministrazioni comunali del territorio, a partire da quella gaetana, se non sono in grado di tutelare neanche gli interessi e la sicurezza dei cittadini o quantomeno di farsi sentire per pretendere spiegazioni ed informarci in merito ai rischi che corriamo continuamente. Ancor più grave è che invece di cercare di tutelarci da pericoli e vessazioni normalmente riservate solo alle colonie meno influenti, amministratori come Mitrano non perdano occasione di prostrarsi e genuflettersi di fronte al Comando statunitense. La situazione già normalmente grave è resa ancor più allarmante dalla possibilità concreta che il governo italiano decida di imbarcarsi in una spedizione militare verso la vicina Libia, in barba ancora una volta alla nostra carta costituzionale e ad ogni logica di buon senso, partecipando alla rapina, all’ulteriore devastazione e alla spartizione di quel paese. Ciò non sarebbe solo inaccettabile sul piano dei valori di cui siamo figli, ma aumenterebbe notevolmente i rischi che corriamo come segnalato di recente da autorevoli fonti dei Servizi di Intelligence, producendo conseguenze inimmaginabili. Anche più assurdo sarebbe se le basi straniere presenti sul nostro territorio nazionale venissero impiegate in operazioni di guerra senza che l’Italia partecipi al conflitto. In occasione del nostro presidio chiederemo quindi che i Sindaci della zona ed in primis il Sindaco di Gaeta interroghino congiuntamente il Governo sul ruolo che avrebbe la base di Gaeta in caso di un eventuale conflitto e sui pericoli cui è sottoposta quotidianamente la popolazione del golfo, che il Governo italiano rinunci ad ogni intervento in Libia, che le nostre truppe vengano ritirate immediatamente anche dagli altri teatri di guerra, che vengano chiuse le basi militari straniere quali quella presente a Gaeta, che l’Italia esca dalla NATO, organizzazione che ha perso ormai da tempo anche ogni presunta vocazione difensiva. Il nostro appello non è rivolto solo alla cittadinanza ma anche alle forze politiche o associative che troppo spesso si perdono in chiacchiere su questioni ben meno importanti, nonché alla parte più sensibile del mondo cattolico, affinché scendano in piazza al nostro fianco contro la guerra imperialista, per l’autodeterminazione del nostro paese e la sicurezza del nostro territorio.   
CIRCOLO PRC “MARIANO MANDOLESI”