"Il Comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo Comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente". Karl Marx

martedì 28 giugno 2022

Gaeta Italia: Terra di pace VIA LE BASI NATO!

 

Sabato 2 Luglio alle ore 17 in Piazza Roma a Gaeta si terrà la manifestazione nazionale unitaria contro le basi NATO nel territorio italiano. Hanno aderito tutte le forze sia a livello nazionale che locale che compongono un’alleanza per la difesa della Costituzione, per l’Italia del lavoro, indipendente, fuori dalla UE e dalla NATO.

La guerra in Ucraina, oltre alle gravi conseguenze umanitarie, ha generato profonde incertezze nello scenario economico globale, già ampiamente compromesso dalla pandemia, che peraltro nel nostro Paese ha visto una particolare politica tesa al controllo sociale;

i motivi che hanno scatenato il conflitto in corso tendono ad essere rappresentati dai media del nostro Paese con semplificazione propagandistica occultandone gli antefatti bellici iniziati a partire dal 2014 nonché le ragioni profonde che trovano le proprie radici in uno scontro geopolitico scaturito dagli equilibri precari conseguenti alla fine della guerra fredda;

la ripresa post-Covid si è completamente bloccata con l’insorgere della guerra, visto l’aumento dei prezzi delle materie prime e delle difficoltà di distribuzione delle stesse;

gli effetti della crisi economica, pur estesa a livello mondiale, sono fortemente diseguali e si fanno maggiormente sentire in Europa, a causa della vicinanza con i paesi coinvolti nel conflitto ma anche per la dipendenza energetica dei Paesi dell’UE dalla Russia;

in Italia, ove appunto l’economia è fortemente condizionata dal punto di vista energetico, si registra un evidente rallentamento della crescita rispetto alle previsioni. Il conseguente ed inevitabile aumento dei prezzi energetici dovuto alla difficoltà di approvvigionamento, insieme all’aumento indiscriminato dei costi al consumo, sta creando una contrazione del mercato dell’importazione ed esportazione, con danni a cascata su tutte le fasce sociali e le categorie imprenditoriali;

l’inasprimento delle tensioni nei mercati delle risorse energetiche e delle materie prime (grano, mais, metalli) è dovuto principalmente al fatto che Russia ed Ucraina sono i principali fornitori di tali risorse, la cui mancanza produce gli effetti collaterali appena descritti;

in questo scenario, gli effetti economici “stagflattivi” sono destinati inevitabilmente ad aumentare: le strozzature dell’offerta innalzano l’inflazione e contraggono la produzione, con conseguenze devastanti, in prospettiva sui livelli occupazionali;

l’inflazione, erodendo il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, costringe le famiglie a consumare meno e le imprese a ritardare gli investimenti, alimentando un clima di incertezza e tensioni, oltre che un progressivo impoverimento della stragrande maggioranza della popolazione;

è evidente che alimentare con l’invio delle armi il conflitto in Ucraina concorre a mettere a rischio la pace internazionale ed a rendere il mondo meno sicuro. Occorre, pertanto, addivenire ad una risoluzione del conflitto attraverso ogni strumento diplomatico a disposizione, finalizzato a favorire il dialogo tra le parti. Occorre, altresì, sospendere ogni sanzione finanziaria che, storicamente, non ha mai risolto alcun conflitto e che, attualmente, non fa altro che produrre gravi ricadute sul nostro sistema economico;


Come già chiesto in Senato lo scorso 21 Giugno in occasione dell’ennesima votazione per l’invio di armi in Ucraina, scenderemo in piazza affinché il governo si impegni a:


ad attivarsi per mettere immediatamente in campo ogni azione diplomatica volta alla risoluzione del conflitto in atto, promuovendo il confronto e il dialogo tra le parti coinvolte;


a promuovere la neutralità dell’Ucraina in sede internazionale quale via pacifica di risoluzione del conflitto;


a non partecipare ad alcun intervento militare, a non inviare ulteriori armamenti, a ritirare

ogni assetto militare dispiegato e a farsi promotore dei valori di pace e dialogo, in seno all’Unione europea;


ad affrontare immediatamente l’emergenza democratica in cui ci ritroviamo dopo il

dossieraggio messo in atto dall’articolo del Corriere della Sera e suggellato dai documenti dei servizi segreti che drammaticamente mettono in discussione la critica al governo ed il diritto all’opposizione politica;


ad adottare politiche pubbliche volte a ridurre gli effetti economici della guerra su imprese e famiglie, quali l’aumento dei salari, la riduzione del cuneo fiscale, l’aumento delle politiche di sostegno alle famiglie disagiate, la riduzione in maniera drastica e definitiva del costo dei carburanti per autotrazione con eliminazione delle accise, la riduzione sistematica dei costi di rete per le utenze energetiche sia private che commerciali, l’eliminazione del fenomeno degli extraprofitti delle aziende di Stato da rimettere a disposizione della collettività, l’immediato blocco, in questa fase di crisi, dei licenziamenti come disposto nella precedente crisi pandemica;


a mettere in atto una politica energetica con interventi mirati a rendere l’Italia indipendente dalle importazioni di fonti energetiche e, nel contempo, renderla libera dalle fonti fossili e dall’energia nucleare in favore delle fonti energetiche rinnovabili;


a promuovere, nell’ambito delle sedi europee, l’istituzione di un fondo comune tra paesi membri al fine di sostenere e rendere perseguibili le raccomandazioni per il semestre;


ad accelerare la decisione sul tetto al prezzo del gas al fine di attenuare le gravissime difficoltà dei paesi più esposti alla crisi dovuta al conflitto;


a procedere con determinazione contro le speculazioni sul prezzo del gas e del petrolio come annunciato dal Ministro Giovannini in una sua intervista rilasciata ad un quotidiano.


Per un’Italia che torni ad essere sovrana e dare titolarità al popolo, oggi occorre come non mai chiedere l’uscita dalla NATO che è diventata strumento di offesa e non di Pace nel mondo.


Saranno presenti:


Igor Camilli - Comitato "NO DRAGHI"

Stefano D'Andrea - Presidente di Riconquistare l'Italia

Antonio Ingroia - Presidente di Azione Civile

Marco Rizzo - Segretario Generale del Partito Comunista

Francesco Toscano - Presidente di Ancora Italia

Fulvio Grimaldi - Giornalista e scrittore

Benedetto Crocco - Segretario locale del Partito Comunista


Partito Comunista Sezione “Mariano Mandolesi” Gaeta


sabato 30 aprile 2022

Report Triennale sullo Sfruttamento Stagionale

 Il Partito Comunista di Gaeta come oramai sua consuetudine ha contribuito a realizzare una triennale inchiesta operaia anonima sul lavoro stagionale nei comuni del basso Lazio, supportando la campagna “Basta Sfruttamento” che ha avuto un certo riflesso mediatico e trovato uno strumento funzionale nel web.


Gli anni in cui sono avvenuti i rapporti di lavoro indagati sono ripartiti tra il 2019, il 2020 e il 2021, concentrati per il 58,5% circa in questo ultimo, e i settori interessati sono stati soprattutto quello della balneazione, della ristorazione, del settore alberghiero-ricettivo e del commercio come era quasi ovvio aspettarsi. Il campione dei dipendenti esaminati sono per il 62,3% di sesso maschile e per il 37,7% di sesso femminile.

Quel che subito emerge chiaro dall'indagine è che prevalgono ancora pienamente nell'ambito stagionale il lavoro nero o quello illecito.



Solo il 43,4% degli intervistati ha dichiarato di avere avuto un “regolare” contratto di lavoro e fra questi il 13% ha firmato lettera di licenziamento anticipata, il 26,1% non ha ricevuto copia del contratto e il 43,5% non ne conosceva comunque il contenuto.

Coloro che invece lo conoscono dichiarano al 100% di aver svolto più ore lavorative di quelle previste con una media di 4,69 ore giornaliere in più che sale a 5,41 fra i part time (circa l'84,6% di questi). Il 30,77% dichiara di aver ricevuto una retribuzione effettiva inferiore a quella prevista dal contratto firmato e il 71,7% di aver svolto mansioni e compiti non previsti dal proprio contratto di lavoro.

Inoltre solo il 69,56% circa dei dipendenti con contratto dichiara che la durata del rapporto gli da diritto a percepire un’indennità di disoccupazione e questo conferma che il 60% circa dei lavoratori stagionali dell'area esaminata non percepirà alcuna indennità al termine del rapporto.

Il 56,6% di questi inoltre dichiara che durante il proprio rapporto di lavoro ha ricevuto dal datore trattamenti umilianti.




I dati mostrano ancora una volta che anche nei casi minoritari in cui viene stipulato un regolare contratto quasi mai esso viene rispettato, rimanendo in una sfera di totale illegalità in quanto a retribuzioni, ore effettive di lavoro, mansioni svolte.

In un quadro generale di questo tipo, al quale si è aggiunto pure la possibilità per gli inoccupati di percepire in alternativa un reddito di cittadinanza, è facile comprendere perché con le proprie scelte padronali le attività in questione hanno incontrato una maggiore difficoltà a soddisfare la propria domanda di lavoro, che se posta nel rispetto delle norme genererebbe tra l'altro un’occupazione aggiuntiva sensibilmente maggiore, tendendo poi così invece a quella attuale più sovrasfruttata, meno qualificata, meno formata e a maggior ricambio, ricercata a questo punto ancor di più fra i giovanissimi e/o le sacche di povertà più bisognose e ricattabili.


Il 62,26% dei dipendenti infatti dichiara di non aver già avuto in passato altri rapporti di lavoro con lo stesso datore, il 64,15% di non avere avuto una formazione specifica per il lavoro svolto, il 71,7% di aver svolto molteplici mansioni. Tutto questo contribuisce ad abbassare il livello dei servizi offerti e non valorizzare le competenze e le eccellenze che pure vi sarebbero in zona.


Inoltre solo il 7,5% dei dipendenti afferma di avere avuto contatti con rappresentanti sindacali o legali a loro tutela, soltanto il 52,8% afferma che saprebbe a quali figure rivolgersi. Eppure il 94,3 % dichiara comunque che sarebbe disponibile ad intraprendere eventuali iniziative di rivendicazione e di lotta quantomeno per i propri diritti negati.



Nonostante le denunce pubbliche, qualche conseguente iniziativa e il numero aumentato di vertenze intraprese a fine rapporto lavorativo, persistono comunque le condizioni sfavorevoli sconcertanti e la debolezza contrattuale e di tutela delle proprie condizioni da parte dei dipendenti stagionali, ancora privi di vero coordinamento, organizzazione e rappresentanza sindacale.


Le inchieste finora svolte dai Comunisti di Gaeta, seguite da assemblee, appelli pubblici di unità e il supporto finanche legale ai lavoratori in questione, non sono bastate finora per avviare una vera risposta collettiva in controtendenza. Il problema è soprattutto politico prima ancora che culturale e per cambiare davvero ci si trova a dover lottare contro un conglomerato di interessi di parte che coinvolge padroni, amministratori, istituzioni e finanche ormai la criminalità organizzata.



Da sempre sottolineiamo che una buona parte di tale sfruttamento avviene in settori come quello della balneazione ed alberghiero che con profitti altissimi e basse tassazioni operano per tempo limitato e con scarsa concorrenza su suolo demaniale, contribuendo alla sperequazione della ricchezza, l'accumulo di patrimoni renditieri, speculazione, distruzione del tessuto sociale dei nostri piccoli centri e la conseguente emigrazione giovanile.

Molte delle nostre valutazioni hanno tolto la possibilità di nascondere proprie colpe a chi troppo a lungo ha agito indisturbato o fatto finta di non vedere una realtà così evidente. Fa riflettere in tal senso pure che il 41,5% dei lavoratori stagionali dichiarano che in servizio è capitato loro di doversi allontanare con preavviso dal posto di lavoro per evitare ispezioni probabilmente non troppo inaspettate dai propri datori.


Abbiamo evidenziato con i fatti le volute carenze della legislazione nazionale sul lavoro e dei governi che l’hanno favorita alimentando tra l'altro il quadro della deregolamentazione degli organi di controllo, Ispettorato e Guardia di Finanza in primis che si mostrano anche loro malgrado del tutto inadeguati al compito assegnatoli. Abbiamo accusato appunto il mondo politico locale e degli amministratori che tutti non vogliono intervenire al fine di limitare un fenomeno di sfruttamento così persistente e favorirne il superamento. Abbiamo sottolineato come gran parte dei sindacati pure non sembrano possedere capacità e volontà di rappresentare questi lavoratori.

Oggi con questa ulteriore inchiesta che purtroppo conferma il quadro negativo passato ci prepariamo a nuove iniziative e nuove proposte politiche per affrontare questa annosa battaglia per il futuro che non potrà essere mai vinta senza unità dei lavoratori disposti a lottare per il loro potere.


PARTITO COMUNISTA – SEZIONE “MARIANO MANDOLESI” - GAETA


giovedì 10 febbraio 2022

Salviamo le piccole attività commerciali in crisi

Le proposte dell’assemblea popolare Difendi Gaeta:


le piccole attività commerciali di Gaeta, che non godono del fascino illuminato del centro cittadino, già messe a dura prova dai governi di centro destra e centro sinistra che hanno favorito l’espandersi del mercato della grande distribuzione e dei colossi d’oltreoceano come Amazon, sono state decimate da questi due anni di lockdown e restrizioni. Ma ora stanno per essere smantellate del tutto con il rincaro dei prezzi delle utenze, del carburante e del costo della vita in generale.

Da questa amministrazione, che da sempre ha favorito solo i renditieri dei grandi alberghi e degli stabilimenti balneari, non è arrivato alcun aiuto incisivo! Anzi con le tasse comunali al massimo, la realizzazione ai limiti della legalità del nuovo centro commerciale gate A, la sottrazione di posti macchina, e i cantieri dei lavori permanenti, ha contribuito ad acuire la crisi del settore, in cambio di qualche aiuola curata e rifacimenti di marciapiede dal dubbio gusto estetico e qualitativo.

Noi proponiamo invece se eletti, dei provvedimenti che riducano il peso fiscale sulle fasce più deboli e sulle piccole attività produttive scaricandolo sui più alti profitti e sulle posizioni di rendita, costi dei servizi gratuiti o proporzionati ai redditi anche grazie alla loro gestione pubblica, sostenuta di recente pure attraverso una petizione firmata da circa 500 cittadini.

Rimborso della tari alle piccole attività che in questi due anni di Covid hanno subito una diminuzione sensibile del reddito dimostrabile.

I costi dei grandi eventi come le luminarie vengano addossati interamente sulle spalle di chi detiene la ricchezza, e da chi ne trae realmente dei vantaggi economici.

Ripristino della legalità nei parcheggi, con equa distribuzione delle strisce bianche e grandi parcheggi all’entrata della città, forniti di servizi turistici e bus navetta elettrici per il centro, indirizzando i turisti in un percorso pedonale che rivaluti il primo tratto di via indipendenza che va da Calegna a Villa delle Sirene.

Le forze che ora si propongono come alternativa a Leccese in tutti questi anni sono state inutili, spesso traditrici del proprio elettorato, con i propri esponenti in Consiglio Comunale a votare quasi sempre con la maggioranza.

Noi invece che siamo stati attivi anche dopo le elezioni, con una sezione aperta tutto l’anno, siamo riusciti a battere l’amministrazione più volte, evitando la realizzazione del parcheggio privato di villa delle sirene, il forno crematorio, la privatizzazione del cimitero, la chiusura illegittima dei contatori dell’acqua, la chiusura del pronto soccorso!

Abbiamo lanciato un’alleanza sociale tra chi vive a fatica del proprio lavoro, Difendi Gaeta, dipendenti, lavoratori autonomi, piccole attività in crisi, ci riuniamo tutti i lunedì pomeriggio ANCHE DOPO LE ELEZIONI alle 17:30 in via Indipendenza 206, per organizzarci e difenderci da chi invece vuole cacciarci da Gaeta!


Assemblea popolare permanente Difendi Gaeta

Partito Comunista Sez.”Mariano Mandolesi” Gaeta