Le minacce sempre più concrete di
attacco imminente alla Siria pongono interrogativi gravi e urgenti riguardanti
la sicurezza dei cittadini di Gaeta e del golfo. La presenza della base della
marina militare americana, sede del comando della VI Flotta, rappresenta da
sempre un grave rischio per il nostro territorio, quanto mai significativo in
un momento del genere. E’ stato appurato ormai da tempo l’attracco di navi e
sommergibili dotati di armamenti nucleari in questa base. Ciò accade in una
nazione che non è dotata di centrali atomiche ad uso civile per volontà democraticamente
espressa dai propri cittadini. Malgrado ciò e le reiterate richieste ufficiali
sembra che non esistano piani di evacuazione per la popolazione del golfo in
caso di emergenza radioattiva e sicuramente nulla è mai stato reso pubblico in
merito. E’ ovvio che un attacco, di cui gli USA sarebbero protagonisti,
renderebbe la base di Gaeta e il territorio circostante obiettivo sensibile di
possibili rappresaglie, ancor più probabili e pericolose in caso di un
terrificante allargamento del conflitto a potenze quali Russia e Cina. Per non
parlare dello stato di paura e disagio che si ripresenterebbe per le misure
eccezionali adottate dai militari
americani, già vissuto dai cittadini in concomitanza con gli attacchi all’Iraq
e all’Afganistan. Ricordiamo che stiamo parlando di una base gestita da un
paese straniero sul nostro territorio e che attualmente l’Italia ha dichiarato
di non voler partecipare ad un eventuale attacco, sperando mantenga invariata questa
posizione. Ciò pone interrogativi non più derogabili sulla necessità di
rivedere finalmente i trattati internazionali che prevedono ancora la presenza di
basi straniere sul territorio italiano in nome della nostra sovranità nazionale
troppo a lungo calpestata. Si pone con la stessa forza l’esigenza di uscire
dalla NATO, alleanza unanimemente riconosciuta vacillante e anacronistica. Sicuramente
il prezzo altissimo pagato dalla città di Gaeta alla servitù militare cui è da
tempo sottoposta non è più accettabile. Oltre ad occupare ampie zone
strategiche per lo sviluppo economico e turistico della città la base, ormai
ridimensionata per numero di presenze ma non per importanza, comporta gli
stessi gravi rischi senza più offrire da tempo i presunti benefici per
l’indotto dell’economia cittadina. Di fronte ad un dibattito acceso in tutto il
mondo e al radicato sentimento di pace del popolo gaetano, in un momento tanto
delicato e controverso, è incredibile che il primo cittadino di Gaeta commemori
il cappellano Vincent Robert Capodanno nell’omonima piazza in presenza di
soldati e comandi militari americani, abbandonandosi a encomi pubblici servili
e inopportuni nei confronti degli Stati Uniti e della loro politica. Sarebbe
invece suo dovere pensare a tutelare l’incolumità dei suoi compaesani e gli
interessi della propria città. Chiediamo
pertanto al Sindaco Mitrano e al Prefetto D’Acunto, quali massimi garanti della
sicurezza e della salute dei cittadini, che iniziative intendano intraprendere
in previsione di un possibile attacco alla Siria, quali piani di emergenza stiano
predisponendo in sinergia con le autorità competenti e in che tempi saranno
resi pubblici. Chiediamo all’attuale Amministrazione cosa voglia fare e quando
per liberare la nostra città da una presenza così ingombrante e nociva come
quella della base americana, restituendo a Gaeta la propria sicurezza e alcune
delle aree più belle della città.
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