QUANDO LO STATO RITORNA FASCISTA
La vita di Stefano Cucchi valeva meno di zero quando lo
arrestarono perché era solo “un tossico di merda” uccidendolo di botte. Vale
meno di zero anche la sua morte per lo Stato italiano, rappresentato dai
giudici della terza Corte d’Assise di Roma. Condannati i medici, con pene
modeste e assolti gli altri protagonisti delle ultime, infernali notti di
Stefano: infermieri e poliziotti penitenziari. Quanto accaduto non è solo
gravissimo e indegno di un paese civile ma non rappresenta neanche un caso
isolato.
Ne sanno qualcosa i familiari di Giuseppe Uva, ridotto
come uno straccio dopo una notte passata in una caserma dei carabinieri, e
quelli di Federico Aldrovandi, di 18 anni, morto con il torace schiacciato dai
poliziotti che lo avevano fermato a Ferrara. L'immunità di cui godono le forze
dell'ordine in Italia e la complicità di buona parte della magistratura non
sono casuali. In un paese caratterizzato
da infiltrati, stragi di stato, morti nei cortei, tentativi di Golpe e sogni
autoritari, in cui periodicamente vengono sospesi diritti civili e regole della
democrazia per reprimere i movimenti di protesta come avvenne a Genova nel
2001, non sorprende questa immunità per i tutori della legge, soprattutto in un
momento in cui la crisi si acuisce e la pace sociale vacilla.
Ciò è confermato dall'inaudita violenza della polizia al
corteo dei lavoratori dell'ex Thyssen, la fabbrica di acciaio di Temi. La
manifestazione era stata indetta per le 4 ore di sciopero contro la proprietà
del sito siderurgico che vorrebbe allungare i tempi per la vendita. Quello che
è accaduto a Temi in occasione della manifestazione promossa dalla RSU e dai
lavoratori, difficilmente potrà svanire come un fatto di cronaca tra gli altri.
La città e la fabbrica sono le stesse in cui nel 1949 proprio un operaio delle
acciaierie fu assassinato dalla celere di Scelba mentre manifestava contro
l’ingresso dell’Italia dalla Nato.
Tali episodi spaventano ancor di
più di fronte al non casuale disegno autoritario in atto di smantellamento
della nostra Costituzione Repubblicana per far posto al Presidenzialismo con
l'accordo del Partito Democratico, dei Montiani e di Berlusconi. In un momento
così delicato chiediamo che vengano introdotte norme finalizzate a individuare
e punire con più efficacia gli abusi delle forze dell'ordine, quali la presenza
di codici di identificazione sulle divise di chi è in servizio presso le
manifestazioni e l'inasprimento delle pene per i reati commessi dai tutori
della legge. Chiediamo inoltre che le componenti sane delle Forze dell'ordine e
della Magistratura vigilino sui diritti dei cittadini e sulle istituzioni cui
hanno giurato fedeltà. I Comunisti non hanno mai smesso di farlo e
continueranno con impegno crescente.
Giovani Comunisti - Circolo Prc "Mariano Mandolesi" Gaeta
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