"Il Comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo Comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente". Karl Marx

lunedì 10 giugno 2013

CUCCHI E I PESTAGGI DELLA THYSSEN.


QUANDO LO STATO RITORNA FASCISTA

La vita di Stefano Cucchi valeva meno di zero quando lo arrestarono perché era solo “un tossico di merda” uccidendolo di botte. Vale meno di zero anche la sua morte per lo Stato italiano, rappresentato dai giudici della terza Corte d’Assise di Roma. Condannati i medici, con pene modeste e assolti gli altri protagonisti delle ultime, infernali notti di Stefano: infermieri e poliziotti penitenziari. Quanto accaduto non è solo gravissimo e indegno di un paese civile ma non rappresenta neanche un caso isolato.

Ne sanno qualcosa i familiari di Giuseppe Uva, ridotto come uno straccio dopo una notte passata in una caserma dei carabinieri, e quelli di Federico Aldrovandi, di 18 anni, morto con il torace schiacciato dai poliziotti che lo avevano fermato a Ferrara. L'immunità di cui godono le forze dell'ordine in Italia e la complicità di buona parte della magistratura non sono casuali. In un paese  caratterizzato da infiltrati, stragi di stato, morti nei cortei, tentativi di Golpe e sogni autoritari, in cui periodicamente vengono sospesi diritti civili e regole della democrazia per reprimere i movimenti di protesta come avvenne a Genova nel 2001, non sorprende questa immunità per i tutori della legge, soprattutto in un momento in cui la crisi si acuisce e la pace sociale vacilla.

Ciò è confermato dall'inaudita violenza della polizia al corteo dei lavoratori dell'ex Thyssen, la fabbrica di acciaio di Temi. La manifestazione era stata indetta per le 4 ore di sciopero contro la proprietà del sito siderurgico che vorrebbe allungare i tempi per la vendita. Quello che è accaduto a Temi in occasione della manifestazione promossa dalla RSU e dai lavoratori, difficilmente potrà svanire come un fatto di cronaca tra gli altri. La città e la fabbrica sono le stesse in cui nel 1949 proprio un operaio delle acciaierie fu assassinato dalla celere di Scelba mentre manifestava contro l’ingresso dell’Italia dalla Nato.

Tali episodi spaventano ancor di più di fronte al non casuale disegno autoritario in atto di smantellamento della nostra Costituzione Repubblicana per far posto al Presidenzialismo con l'accordo del Partito Democratico, dei Montiani e di Berlusconi. In un momento così delicato chiediamo che vengano introdotte norme finalizzate a individuare e punire con più efficacia gli abusi delle forze dell'ordine, quali la presenza di codici di identificazione sulle divise di chi è in servizio presso le manifestazioni e l'inasprimento delle pene per i reati commessi dai tutori della legge. Chiediamo inoltre che le componenti sane delle Forze dell'ordine e della Magistratura vigilino sui diritti dei cittadini e sulle istituzioni cui hanno giurato fedeltà. I Comunisti non hanno mai smesso di farlo e continueranno con impegno crescente.

                                              Giovani Comunisti - Circolo Prc "Mariano Mandolesi" Gaeta

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