Fine del commissariamento della sanità è il primo punto del programma di Sandro Ruotolo, candidato di Rivoluzione Civile alla presidenza della Regione Lazio.
Il Circolo PRC “Mariano Mandolesi” e il Comitato Rivoluzione Civile di Gaeta affermano con forza che bloccare i tagli indiscriminati e rilanciare la sanità pubblica sono priorità non emendabili né rimandabili, soprattutto dopo la minaccia del governo Monti di chiudere tantissimi presidi ospedalieri, tra cui il nostro “Don Luigi Di Liegro”, con il beneplacito di PD, PDL e UDC. La salute è un diritto che deve essere garantito a tutti, come sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione.
Se nel futuro governo sarà presente Mario Monti, ancorché a sostegno di una maggioranza di centrosinistra, finiranno per essere spalancate, con buona pace di Vendola, le porte al privato, alla sanità integrativa e alle assicurazioni. Si chiuderà il capitolo, che ci ha fatto guadagnare la stima del mondo, della Sanità equa universalistica e solidale. Finiranno per esserci sanità di serie A B e C e si imporranno livelli di assistenza diversi a seconda della condizione sociale e lavorativa degli assistiti. Nella nostra regione la situazione è già particolarmente grave, e le responsabilità ricadono su tutte le amministrazioni che in questi anni hanno evitato di predisporre un serio piano di rientro dal deficit accumulato, continuando imperterrite a deviare preziose risorse verso le cliniche private. Con tale dissennata pratica non si è fatto altro che alimentare e avallare la corruzione e la speculazione di chi fa profitti sulla salute dei cittadini, come testimoniato dall’inchiesta su Roberto e Fabio Angelucci, proprietari della clinica S.Teresa e del Centro riabilitativo di Nepi, legati al PDL, sotto processo per aver sottratto oltre 20 milioni di euro all’ASL di Viterbo e alla Regione Lazio.
Gli effetti del piano di rientro varato a suo tempo dalla Polverini sono sotto gli occhi di tutti, in particolar modo degli ammalati, dei familiari che li assistono e di chi è costretto a lavorare in contesti sempre più invivibili e precari. Da anni si moltiplicano gli allarmi in ogni Asl del Lazio: carenza di posti letto, ospedali intasati, chiusura di ospedali o di interi reparti sono all’origine dei disservizi, nel permanere di sprechi e inefficienze mai superate. Gli scandali si susseguono ad un ritmo costante. Tutto ciò lede gravemente il diritto alla salute nella nostra regione.
E’ ora di farla finita con questa violenza quotidiana. Il nuovo governo regionale deve ricontrattare, con il governo nazionale, obiettivi, tempi e modi del piano di rientro. Aver concentrato il piano di rientro sulla riduzione dei posti letto, sul blocco delle assunzioni e degli investimenti e sulla riduzione lineare delle prestazioni, ha prodotto la perdita di efficacia del sistema, senza modificarne affatto i comportamenti sbagliati, inappropriati e parassitari.
Per il Comitato Rivoluzione Civile serve dunque un nuovo sistema sanitario; occorre avviare un funzionamento del sistema fondato sulla creazione di percorsi in grado di prendere in carico il paziente ed orientarlo nel proprio percorso terapeutico. riprendere una politica di assunzioni in sanità e di superamento delle sacche sempre più ampie di precariato. Occorre impedire per legge l’esternalizzazione di servizi e funzioni essenziali nella sanità pubblica e accreditata. In sanità a lavoro stabile deve corrispondere un lavoratore a tempo indeterminato, come la durata dei contratti di lavoro nei servizi in appalto devono avere la stessa durata dell’appalto. L’imperativo non può essere quello di spendere meno, ma quello di usare bene le risorse disponibili. Bisogna eliminare i ticket. Mantenerli oggi, significa accrescere l’iniquità e l’inefficienza del sistema pubblico. L’equità, la qualità della sanità possono essere garantite soltanto da un potere pubblico forte, autorevole, in grado, non solo di dettare le regole, ma anche in grado di competere e imporre comportamenti virtuosi, costi adeguati, obiettivi di bene comune a tutto il sistema, quindi è una priorità assoluta, investire nel settore pubblico.
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