Nella mattinata di Domenica si è tenuto nei
pressi del lungomare di Serapo a Gaeta un presidio informativo e di protesta
del Partito Comunista. A partire dallo slogan “Lega-M5S, un altro Governo
contro i lavoratori” si è contestato in particolare proprio l’insieme di misure
che forse più hanno contraddistinto l’esecutivo “giallo-verde”, ovvero quelle
per l’istituzione del “reddito di cittadinanza”, la “quota 100” per le pensioni
e la “flat tax”. Tramite i volantini distribuiti e il dialogo con i militanti
comunisti, molti cittadini hanno così
potuto apprendere meglio e spesso per la prima volta tante questioni che
l’attuale governo si guarda bene dal raccontare.
Quanto al “reddito di cittadinanza”, spacciato per
un diritto universale atto a creare posti di lavoro, c’è da dire invece che i requisiti
d’accesso sono molto ristretti e riguarderanno solo i più bisognosi,
vincolando tramite Patto di Lavoro tutti i maggiorenni delle famiglie
interessate. La prestazione durerà 18 mesi, rinnovabile una sola volta e si
dovrà accettare una di tre offerte di lavoro, pure da tutta Italia, per
un reddito troppo basso per campare lontani da casa, solo in minima parte spendibile
in contanti e comunque non risparmiabile. Non si genererà occupazione stabile,
mentre i padroni avranno contributi e una massa di lavoratori dalle fasce più
deboli, sfruttati per mansioni molto basse a breve termine. Tutto pagato dallo
Stato, ossia soprattutto con le tasse prelevate dalle classi popolari. Se si
considera pure che è stato preservato il Job Act e non reintrodotto l’art.18,
allora è fin troppo evidente che nel complesso questa manovra non ha
avvantaggiato la classe lavoratrice.
Se in termini del lavoro non si è favorito coloro
che più di tutti andavano supportati ovvero quelli che producono la ricchezza
con la propria fatica e quanti vorrebbero fare altrettanto per acquisire
dignità sociale, in termini pensionistici e fiscali il Governo riesce ad essere
altrettanto ingiusto. Non si è abolita davvero la “Fornero” come si va
sbandierando, ma tramite la “quota 100” si sono invece introdotte
penalizzazioni che colpiscono paradossalmente proprio chi più ha duramente
lavorato in vita sua o è comunque svantaggiato in partenza. A chi accetta questo
accordo pensionistico, spesso perché disperato per le proprie condizioni di
lavoro, viene tagliato fino a circa 1/4 dell’assegno previdenziale,
decurtazione che per le donne può arrivare al 40%. Inoltre
la quota sarà praticamente irraggiungibile se si svolgono lavori usuranti o
discontinui, o se si è giovane, in particolare del Sud. Con la “flat tax” solo
per lavoratori autonomi invece è stata agevolata la fascia medio-alta delle partite Iva
e non le imprese individuali. Gli “autonomi” nella maggior parte dei casi
pagheranno imposte sostitutive in proporzione inferiori a quelle ordinarie dei
lavoratori dipendenti.
Si potrebbe concludere dicendo che se i
precedenti governi hanno fatto gli interessi dei padroni, questo da un colpo al
cerchio e uno alla botte. Benefici a padroni e lavoratori autonomi medi, mance
avvelenate agli indigenti, niente per i lavoratori dipendenti. In tutt’altra
direzione vanno invece le proposte del Partito Comunista che si prepongono come
obiettivi una politica della piena occupazione tramite nazionalizzazioni dei
settori strategici e monopolistici e un grande piano di interventi strutturali
sul territorio italiano, di ripristino di diritti, abolizione della
precarietà e fissazione di un salario
minimo intercategoriale, di riduzione generalizzata delle imposte sui redditi
da lavoro, alleggerimento della pressione fiscale sulle piccole attività e
tassazione dei grandi patrimoni e multinazionali, di abolizione vera della
legge Fornero e riduzione a 60 anni della età pensionabile.
Lavorare meno, lavorare tutti, lavorare meglio a
parità di salario si può. E’ così che si da vero potere ai lavoratori per
costruire una Italia socialista.
Partito Comunista
– Gaeta – Sezione “Mariano Mandolesi”
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